L’INFLUENZA DELLE CAUSE MORALI E IL SUO LIMITE

David Hume

Fonte: Saggi morali, politici e letterari, I, XXI, in Saggi e Trattati morali letterari politici e economici, pp. 391-95, 399-400)

Per quanto riguarda le cause fisiche, sono propenso a dubitare del tutto che esse operino in questo caso particolare, né ritengo che gli uomini debbano qualcosa del loro temperamento e del loro talento all’aria, al nutrimento o al clima. Riconosco che, a prima vista, l’opinione contraria può giustamente apparire probabile, giacché troviamo che le circostanze fisiche esercitano un’influenza su ogni altro animale e che anche gli esseri viventi adatti a vivere in tutti i climi – come cani, cavalli ecc. – non raggiungono in tutti i climi la stessa perfezione. Il coraggio dei bulldogs e dei galli da combattimento sembra peculiare all’Inghilterra, mentre la Fiandra è famosa per i suoi cavalli grandi e pesanti e la Spagna per i suoi cavalli leggeri e di grande foga.

E una razza qualsiasi di questi animali, trasferita da un paese a un altro, perderà ben presto le qualità che derivano appunto dal clima in cui è nata. E allora si può domandare: perché non sarà altrettanto anche per gli uomini? Vi sono poche questioni più singolari di questa o che si incontrino più spesso nelle ricerche riguardanti il mondo dell’uomo; e perciò può valere la pena di farne un esame approfondito. La mente umana è di natura spiccatamente imitativa; e non è possibile per un gruppo qualsiasi di uomini conversare spesso tra loro senza acquisire una somiglianza di modi e senza che si trasmettano l’un l’altro vizi e virtù. L’inclinazione a stare in compagnia e in società è forte in tutti gli esseri razionali, e la stessa disposizione che ci conferisce quest’inclinazione ci fa entrare profondamente gli uni nei sentimenti degli altri e fa sì che passioni e inclinazioni del genere si propaghino, come per contagio, a tutti coloro che fanno parte del gruppo.

Quando numerosi uomini sono uniti in un corpo politico, le occasioni di relazione tra loro debbono essere così frequenti, sia per la difesa sia per il commercio e per il governo, che, insieme con la stessa parlata o lingua, essi devono acquisire una certa somiglianza nei loro modi abituali di comportarsi e avere un carattere comune o nazionale, così come hanno un carattere personale, peculiare a ciascun individuo. Ora, sebbene la natura produca in grande abbondanza tutti i generi di temperamento e di intelligenza, non ne deriva che essa li produca sempre nella stessa proporzione e che in ogni società gli ingredienti dell’industriosità e dell’indolenza, del coraggio e della viltà, dell’umanità e della brutalità, della saggezza e della stoltezza siano mescolati nello stesso modo. Nell’infanzia della società, se una di queste disposizioni si troverà in maggiore abbondanza delle altre, prevarrà naturalmente nella composizione e darà una coloritura al carattere nazionale.

SUPPORTA LA VERA CONTROCULTURA

O bisognerebbe sostenere che non si può ragionevolmente presumere che una specie di temperamento abbia la prevalenza, nemmeno in queste società ristrette, e che pertanto la mescolanza di caratteri conserverà sempre le stesse proporzioni; tuttavia è certo che non si può sempre presumere che le persone di credito e di autorità, che formano un corpo ancora più ristretto, siano dello stesso carattere; e la loro influenza sul modo di comportarsi del popolo deve, in ogni tempo, essere molto considerevole. […] Qualunque sia l’elemento che forma i modi abituali di vivere di una generazione, la più vicina a quella deve assorbire una sfumatura più intensa dello stesso colore, poiché gli uomini sono più suscettibili di tutte le impressioni durante l’infanzia e ritengono queste impressioni per tutto il tempo in cui stanno al mondo. Affermo allora che tutti i caratteri nazionali, se non dipendessero da cause morali fisse, procederebbero da accidenti del genere di quelli ricordati e che le cause fisiche non operano in modo discernibile sulla mente umana. Ed è una massima in ogni filosofia che le cause che non si manifestano devono essere considerate come non esistenti. Se scorriamo sul mondo o se consideriamo gli annali della storia, scopriremo ovunque segni di una simpatia o contagio tra i modi abituali di vivere, non quelli dell’influenza dell’aria o del clima. […] Se i caratteri degli uomini dipendessero dall’aria e dal clima, i gradi di caldo e di freddo dovrebbero naturalmente avere un’influenza rilevante; infatti nulla esercita un effetto più rilevante su tutte le piante e sugli animali irrazionali. In verità vi sono ragioni per pensare che tutte le nazioni che vivono ai circoli polari o ai tropici siano inferiori al resto della specie; e incapaci di tutte le più alte conquiste della mente umana. La povertà e la miseria degli abitanti delle regioni nordiche del globo e l’indolenza degli abitanti delle regioni meridionali che deriva dalle loro scarse necessità, possono forse rendere ragione di questa notevole differenza, senza far ricorso alle cause fisiche. Tuttavia è certo che i caratteri delle nazioni sono molto promiscui nei climi temperati, e che quasi tutte le osservazioni generali fatte sui popoli che si trovano più a sud o più a nord in questi climi, sono incerte e fallaci.

SOSTIENI IL SAPERE LIBERO E INDIPENDENTE

Lascia un commento